Finalmente è ONLINE l'8° episodio di Un'estate fuori programma. Il finale della scorsa puntata mi ha lasciato a bocca aperta e quanto avrei voluto avere già tra le mani il seguito...
Addio gente, io corro a scoprire come si evolve la storia di Roberto!
Addio gente, io corro a scoprire come si evolve la storia di Roberto!
Un chick lit in chiave lgbt per prepararci alla bella stagione e sorridere alle occasioni che ci presenta la vita... e un'estate fuori programma.
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«Ok, ragazzi, io direi che…» tento, ma loro non mi sentono proprio. Sono in un’altra dimensione, un altro luogo… Mi tornano in mente le parole di Scanu: “l’universo, l’universo…” Dio mio, ma perché mi accade sempre il mondo? Io me ne stavo così tranquillo per i fatti miei, no? E invece quella stronza di Cinzia, con quel bastardo del ragazzo, hanno deciso che dovevo uscire. E mi hanno fatto l’imboscata con Achille. Non che non sia stato contento di uscire anche con lui, però mi sarei risparmiato questo finale. Spero solo di poter andare via con la persona per cui parteggio…
Vedo Achille sferrare un pugno sullo zigomo di Marco che, come se nulla fosse, neanche va all’indietro e contraccambia con un gancio uguale.
«No, ragazzi, no» cerco di fermarli, ma sono costretto a scansarmi di lato per non essere travolto da Marco che è stato appena colpito alla pancia. Poi Achille parte… e parte, cazzo! Chi se lo immaginava che era una specie di pugile?!
Uno.
Due.
Tre.
Quattro.
Cazzo, così lo ammazza!
«Basta così, Achille» riprovo, facendo un passo in avanti, ma lui ha lasciato che Marco cadesse in terra, gli è salito cavalcioni sul torace e continua a colpirgli la faccia come se fosse uno di quei sacchi pieni di sabbia.
C’è solo una cosa che posso fare, ovvero aggirarlo e afferrargli le braccia da dietro. Sperando di non prendercele io stesso!
Ho perso il conto dei pugni che sta sferrando a Marco, ma il sangue che esce dal naso di quello stronzo mi basta. Non sono un tipo impressionabile, capitemi bene, e sto anche godendo come un porco per la lezione che sta prendendo il mio aguzzino, ma così è un po’ eccessivo.
Arrivo alle spalle di Achille, ma appena faccio per protendere le mani verso di lui, il mio amico si ferma, il fiato corto che gli alza e abbassa il torace, e si solleva.
«Tu stai bene?» mi chiede, voltandosi verso di me. È sudato, ha i capelli in disordine, ha gli occhi lucidi e il respiro concitato, eppure si preoccupa per me. Senza sapere assolutamente che il rischio che stavo correndo io l’ho già… vissuto? Posso dire così? In fondo questa non sarebbe stata altro che una recidiva.
«Io… sì, non mi ha fatto niente» rispondo, lanciando uno sguardo a Marco che, nel frattempo, ha portato entrambe le mani sul naso. Per quanto Achille lo ha colpito, non mi sembra se la passi poi tanto male. Forse non ci è andato giù pesante come mi è sembrato? Ma il sangue c’è, non me lo sto immaginando…
Proprio in quel momento il mio aguzzino si alza a sedere e lancia uno sguardo assassino prima ad Achille e poi a me. È istintivo per le mie gambe ritrarsi, ma non faccio in tempo a fare alcun passo che il mio nuovo supereroe mi si para davanti allargando un braccio come se volesse impedirmi di lanciarmi contro quel pezzo di merda.
Ma chi ne ha l’intenzione!
«Io vi verrò a cercare» promette Marco, ma la sua voce esce fuori come se a parlare fosse un troll o una mezza specie di nano. Credo che Achille gli abbia spaccato il setto nasale e qualcos’altro.
Bene, molto bene. ‘Sto stronzo.
«Se non te ne vai subito ti ficco un bastone nel culo e ti porto come trofeo fino in discoteca davanti ai tuoi amici» ribatte Achille, il tono duro. Cazzo, ma chi è quest’uomo?! Eh sì, è un fottutissimo uomo delle caverne, Cristo, e a me… Dio, a me fa gola da morire. Non era mai accaduto prima che qualcuno prendesse le mie difese, e mai in questa maniera.
Ma poi perché lo sta facendo? Mi sembra strano che c’entri solo il fatto che siamo amici.
«Ti pentirai di esserti messo in mezzo per quella checca. E comunque sappi che lo succhia come una femminuccia. Ho trovato ragazzine molto più esperte di lui» riprende Marco, umiliandomi. Come se le sue parole potessero influenzare qualcosa del rapporto tra me e Achille. Come se a lui importasse davvero…
Eppure mi sento un verme, adesso, una nullità.
«Mi sto trattenendo, cazzo» mormora Achille, ancora in piedi davanti a me. Lo vedo tremare, come se avesse teso tutti i muscoli e si stesse imponendo una calma che non possiede. «Se non te ne vai subito ti ammazzo. Giuro che ti ammazzo» sibila. Non so perché, ma ci credo al fatto che lo farebbe, e deve pensarla così anche Marco perché, senza neanche guardarci per l’ultima volta, prende e va via. Non dico che corre, ma cammina a passo spedito. Come una lepre.
«Tutto bene?» ripete Achille, ma ancora trema, ancora non mi guarda.
«Io… Io credo di sì, ma tu…»
«Io ho bisogno di calmarmi un attimo» mi interrompe, massaggiandosi le nocche. «Uhm… aspetta» aggiunge, poi lo vedo avvicinarsi alla riva, abbassarsi e sciacquarsi le mani con l’acqua del mare. Lo osservo mentre si piega, le onde che gli lambiscono le caviglie nude, il vento che accarezza piano la sua camicia…
No, ok, sto diventando troppo, troppo sdolcinato. Ci manca la colonna sonora e poi ho raggiunto il livello “Il principe delle maree”. Sono completamente andato. Eppure non dovrei sentirmi così emozionato da Achille, in questo momento. Marco ha cercato di… Insomma, di nuovo, e io sto qua a guardare l’oggetto dei miei desideri mentre si gira di nuovo verso di me e mi fissa.
«Vieni qua» mormora, e nonostante l’eco del mare, lo sento in maniera distinta.
Ok, adesso ho paura.
Sì, voi mi prenderete per scemo, però è così: ho le gambe che mi tremano. Sarà il tono di voce che ha usato, sarà lo sguardo che, con la luce giusta dei lampioni, sembra brillare nella notte…
Mi avvicino, deglutendo a vuoto, e cerco di guardare ovunque tranne che lui. Mi metto le mani in tasca, per darmi un tono, e lo raggiungo sulla riva. Mi affianco a lui, proprio come farebbe un amico, e mentre Achille mi fissa, io osservo il mare.
Cazzo, che effetto che mi fa… Bello, brutto, angosciante, esaltante.
Ma ci si può innamorare nel termine di pochi giorni? È possibile, secondo voi? Io ho sempre pensato che fossero tutte stronzate, il colpo di fulmine e quella roba là, però… Però il cuore mi sta esplodendo nel petto, cazzo.
«Che cosa è successo con quel pezzo di merda? Ci sei stato insieme? Era il tuo ragazzo?» mi chiede. E chiudo gli occhi.
Dio, lo sapevo che me lo avrebbe chiesto, ma adesso che è successo…
«No» rispondo, e non dico altro. Non ho davvero voglia di ripercorrere tutti i momenti di quella notte. Ho i brividi solo a pensarci.
«Ti ha…»
Mi volto verso di lui. Ha il viso preoccupato, sconvolto quasi, e la voce gli si è spezzata. Questa volta non gli rispondo, mi limito a fissarlo. È evidente, no? Che senso avrebbe annuire o altro?
«Avrei dovuto ammazzarlo davvero!» sbotta, girandosi verso il buio come se potesse in qualche modo vedere Marco mentre ancora scappa da lui.
«Io credo che tu abbia fatto abbastanza. Vorrei soltanto non pensarci più adesso, se non ti dispiace» rispondo, guardandolo ancora per un attimo prima di tornare a prestare attenzione al mare.
«Vieni, allora» mi dice, e poi fa una cosa che mi lascia senza parole. Mi afferra la mano, intreccia le nostre dita, e inizia a camminare lungo il bagnasciuga.
Oh.
MIO.
DIO.
Sì, però così io sto diventando stupido davvero. No, non posso andare avanti così.
«Aspetta un momento» lo blocco, fermandomi di colpo. Sciolgo la sua presa e faccio un passo indietro.
«Io… Io non capisco cosa vuoi. Cioè, grazie per quello che hai fatto, grazie per avermi seguito e salvato, diciamo, ma… Perché?»
«Come, perché?» mi chiede lui, aggrottando la fronte.
«Perché cosa?»
«Perché lo stai facendo? Perché mi prendi per mano, mi guardi in quel modo, mi parli come se… Cioè, tu non sei… Stavi con Marinella, no? Cioè, potresti essere anche bisex, per me, no problem, ma tutti mi hanno detto che…»
«Non sono bisessuale, Roberto» mi interrompe, ma lo fa con un sorriso sulle labbra che mi scioglie. «E no, non stavo con Marinella. Semplicemente lei avrebbe voluto, ma io non potevo» continua, colmando la distanza che ci separa.
Oh, Cristo, non respiro.
«Non ti seguo» gracchio. Sì, gracchio, perché ho la gola secca. Non sta capitando a me, giusto? Questo gran figo che ha quasi ammazzato di botte il mio aguzzino pur di difendermi non sta incombendo su di me come se volesse…
«Sono gay, proprio come te, solo che non è una cosa che mi piace far sapere in giro… che non mi piaceva, a dire la verità» risponde, e alza una mano per accarezzarmi una guancia.
Ok, sto per svenire…
Ma non lo farò. No, cazzo, quando mi ricapita una situazione così?! E poi ha questi due occhi azzurri e profondi, e lucidi, e… Mammamia, che cos’è…
«Cosa… Cosa è cambiato?» chiedo con un filo di voce, ma intanto sto respirando il suo respiro, posso percepire il suo profumo, il calore del suo corpo…
«Tu» sussurra, e poi…
Poi mi bacia.