venerdì 7 aprile 2017

C.K. Harp in racconto: "Un'estate fuori programma" (#3)


Pronta per voi anche la terza puntata di Un'estate fuori programma. 
Un chick lit in chiave lgbt per prepararci alla bella stagione e sorridere alle occasioni che ci presenta la vita... e un'estate fuori programma.
Abbiamo lasciato Roberto in trepidante attesa di un passaggio al lavoro offerto proprio da LUI. Cosa succederà?
Non dimenticate di lasciare un piccolo segno del vostro gradimento qui sotto!

Capitolo 1 - QUI
Capitolo 2 - QUI

Capitolo 3

Il grande giorno è arrivato… Ok, sì, è solo martedì, in effetti, ed è anche abbastanza di merda, a giudicare dal cielo grigio, però non ho dormito un cazzo al pensiero di Achille e i suoi messaggi. Cioè, vi rendete conto che mi ha contattato lui? E che si è informato, si è preoccupato… Sì, lo so, mi sto entusiasmando come Cenerentola davanti alle pantegane che lavoravano ai suoi vestitini per il ballo, ma… cioè… Ok, basta, la smetto. 
«Ehi, ti sembra il caso?» mi apostrofa mia sorella mentre esco dalla camera con uno sbadiglio a metà. 
Ovviamente mi muore in gola e la maledico come farebbe la strega cattiva. Mi volto verso di lei. Mi sta indicando e io, lo ammetto, non capisco. Tolto che l’unico neurone che la mattina gira per il mio cervello rincorre solo le lettere del nome di quel bonazzo, stile cheerleader (Datemi una AAAAAA, datemi una CCCCCCCC!), come ho detto ho dormito praticamente zero. 
«Ci sono altre parole nel vocabolario» replico, grattandomi la testa. «Sforzati… e spicciati anche, perché vado di corsa… A proposito, che ci fai in piedi a quest’ora, te?» le chiedo. Lentamente, comincio a carburare. 
«Punto uno» inizia, piazzandosi davanti a me con le gambe divaricate e le mani aperte per enumerare «devo prepararmi, dato che oggi vado al mare con Davide e passa a prendermi alle nove…» 
«Sono le cinque, Cinzia. Che cazzo vivi, in uno stargate?» chiedo, stralunato. 
«Punto secondo» prosegue, ignorandomi con tanto di occhi al cielo «indicavo il tuo pacco. Frocetto o no, è ora che ti dai una regolata.» 
No, ma questa ci si è svegliata appositamente per rompermi i coglioni? Che dovrei fare, tagliarmelo perché i suoi dolci occhietti non sopportano la vista di… ok, devo ammettere che sono abbastanza osceno, adesso che mi guardo. No, non è che si veda niente, è che i boxer con cui ho dormito, perché faceva un caldo boia, adesso sembrano davvero una seconda pelle. Cazzo, mi si scolleranno di dosso? 
Mi copro, grugnisco un «fuck» generico e dopo averla dribblata mi rifugio in bagno chiudendomi la porta alle spalle. 
«Ehi! Guarda che io non ho finito!» urla la valchiria dal corridoio, battendo sul legno neanche fosse alle prese con un sacco da boxe.
«Faccio subito» replico, ma intanto mi posiziono davanti allo specchio e mi osservo. 
«Non ti credo!» urla ancora. Cazzo, ma solo con me mamma esce fuori dall’armadio per farmi prendere un infarto? Santiddio, sono le cinque, nessuno le dice niente? Decido di ignorarla e comincio a lavarmi. 
«Roooob!» riprende. Cristo, adesso esco e la strangolo! 
«Cinzia, piantala. Hai ancora quattro ore di tempo! Capisco che ti devi disboscare, ma fattene una ragione: più di togliere qualche pelo non puoi fare…» ribatto, e questo sembra zittirla definitivamente. È così sensibile, povera cucciola… 
Finisco in fretta e furia di sistemarmi, ma devo aspettare che la “situazione” torni alla normalità per finire del tutto la seduta in bagno. Essere uomini al mattino non è poi tutta questa goduria… 

«Ce l’hai fatta!» commenta appena giro la chiave e apro la porta. Peggio di Misery… Dentro casa mia sembra che abbiano un’attitudine particolare nel farmi prendere un colpo ogni tre per due… Eh, ma ve lo avevo detto che l’unico normale qui dentro sono io! 
«Vai, il bagno è tutto tuo…» le dico, ridacchiando di gusto appena la sento lamentarsi del cattivo odore. 
Bella mia… Chi te lo ha fatto fare di svegliarti a quest’ora? 
Rientro in stanza, mi vesto con cura, cercando di seguire le istruzioni di mia madre (no, non mi dite che è da sfigati: è sopravvivenza. Se mi metto un paio di pantaloncini o una canotta, al mio rientro IT sarebbe capace di fare tre salti carpiati pur di saltarmi alla giugulare, e vi assicuro che non è una bella cosa) e poi sguiscio in cucina per cercare qualcosa da mettere sotto ai denti. È da quando avevo sette anni che mi preparo la colazione da solo (“l’indipendenza, figlio, vale più di mille coccole!”) quindi non ho problemi a scaldare il latte, prepararmi un cappuccino (caffè istantaneo: patrimonio dell’umanità!) e cercare due biscotti nella credenza. Dico che li cerco perché Cinzia nasconde ogni pacco che mia madre compra, dato che sta perennemente a dieta. Maledetta! 
Ok, finisco, prendo il cellulare, le chiavi, il portafogli e mi fermo davanti alla porta. Ho una paura, per questa mattina… Tutto sommato l’alterco con mia sorella mi ha distratto dall’ansia di rivedere Achille, ma adesso? 
Adesso è un casino, perché sto per uscire, sto per vederlo… 
«Sembri la ragazzina di Poltergeist, Rob… Fai paura» esordisce mio padre, sbucando in corridoio. Ma Cristo, tutti mattinieri, qua dentro? 
«Stavo facendo mente locale…» 
«Dev’essere un’impresa ardua, per il tuo cervello…» ribatte. Simpatico. 
«Ah, ah. Ok, io vado» taglio corto, mettendo la mano sulla maniglia. 
«Vai al lavoro?» mi chiede, fermandosi sulla soglia della cucina. Mi giro e lo vedo, a braccia incrociate, che mi fissa con un piglio divertito. Ma è così strano che voglia guadagnare qualcosa per me?
«Lo dici come se non fosse possibile…» commento, girando la chiave nella toppa. 
«No, lo dico come se fosse un evento, figlio» replica. Figlio… Tra lui e la moglie io non so chi abbia la vena più comica. Sarebbero da mandare a Zelig… 
«Stamattina noto che ti sei svegliato con la battuta pronta…» lo rimbecco, alzando gli occhi al cielo mentre apro finalmente l’unica via di fuga possibile. 
«Mi ispiri…» commenta. E certo, perché l’ultima parola non può mica essere la mia. 
«Ok, felice di servire a qualcosa. Ci vediamo stasera…» concludo, mettendo un piede fuori. Mi piacerebbe dire che il sole mi attende, che gli uccellini cinguettano sugli alberi e che l’aria frizzante del mattino è pronta ad accogliermi, ma è tutto tristemente buio. 
È l’alba, porcaccia la miseria, e da che ricordo questa è la prima volta che mi capita di svegliarmi a un orario così scandaloso per mia volontà. Sento mio padre dire qualcosa, ma non lo ascolto più. Il camioncino della frutteria è davanti ai miei occhi, ben visibile sotto il lampione in fondo al vialetto, e anche da qui riesco a vedere il viso di Achille. Sta sorridendo? Naaa, me lo sto sognando. 
«Ma ti sono venuti a prendere? Chi è? Oh, cazzo, ma è Achille? Scommetto che già ti ha fatto venire la bava alla bocca, fratello. Adesso capisco perché eri così ingrifato stamattina quando ti sei alzato. Ma non ci sperare, lui è…» 
Chiudo la porta alle mie spalle rischiando di recidere l’appendice nasale della stronza, e taglio le sue ultime parole che so perfettamente potrebbero crearmi una crisi isterica. Al solo pensiero di avere a che fare con il suo alter ego, Mirella, già mi si accartocciano i gioielli. 
M’incammino lungo il viale e sento il cuore che mi batte nelle tempie. Cioè, capite come sto? Qua non si tratta solo di un’attrazione, qua sono alle prese con un colpo di fulmine, cazzo! Mai successo, mai accaduto davvero. Un passo, due passi, tre passi… Se continuo così a sera non ci arrivo. 
«Ehi» mi apostrofa lui appena raggiungo la portiera. 
«Ehi» bofonchio in risposta. Pure la voce se n’è andata a farsi benedire… Cristo, mi fa un brutto effetto questo Achille. Ecco: devo concentrarmi sul nome del cazzo che ha. Forse, in questo modo, riuscirò a sopravvivere. Achille, Achille, Achille… No, non funziona. 
«Sonno?» mi chiede, allungando la mano per aiutarmi a salire. Ma quanto cazzo è alto ‘sto trabiccolo? 
Salgo il gradino e mi impongo di non guardare in basso… Sì, lo so che non sto scalando una parete rocciosa dell’Himalaya, ma quando soffri di vertigini i metri non contano (risparmiatevi le battutine, vi prego…) 
«Non… Non sono abituato a svegliarmi a quest’ora, in effetti» riesco a dire, raggiungendo il sedile. Chiudo la portiera senza guardarlo in faccia. Se lo faccio, mi sgama. 
Perché non mette in moto? 
Perché non parla? 
Cazzo, mi tocca girarmi! E sia, voltiamoci. Mi lecco le labbra, deglutisco, respiro (training autogeno: la salvezza) e mi decido… Piego la testa di lato e lancio un’occhiata nella sua direzione. E lo sorprendo a fissarmi, una nocca tra le labbra arcuate in un sorriso, quei cazzo di occhi che mi scrutano anche nella penombra. 
«C-cosa? Cosa c’è?» balbetto. 
Lui mi guarda, si raddrizza, poi si sporge in avanti e arriva a pochissimi centimetri dal mio viso. Io trattengo il respiro (mi sono lavato i denti, ma non si sa mai…) e lo fisso. Nonostante non ci veda quasi niente, il colore delle sue iridi è così splendente che mi ipnotizza, per non parlare delle labbra che si increspano in un nuovo sorriso. Dio santo, ma siamo sicuri che sia disgustosamente etero, questo qui? Perché il modo in cui mi guarda… Poi alza un dito, mi gratta sul naso e aggrotta la fronte. 
«Dentifricio» sentenzia. 
«C-cosa?» ripeto. Ok, non sembro molto intelligente. Potrei fare meglio di così, ma ho sentito il profumo del suo dopobarba e: OH MIO DIO, gli sta da paura! 
«Niente, eri solo un po’ sporco» risponde, facendomi l’occhiolino.
Ok, ho una domanda: come cazzo ha fatto a vedere una traccia di dentifricio sul mio naso che qui a stento si intravede la strada?
«Come…» Sono penoso: sto sudando come una biscia e sono solo le sei del mattino! 
«Niente» ripete, lanciandomi un’ultima occhiata. «Andiamo, stiamo facendo tardi.» 
Stiamo facendo tardi… Anche per me è tardi, cazzo: sono fottutamente perso e non è un bene. Non è assolutamente un bene.
Questa si preannuncia essere un’estate allucinante.


- Vi sta piacendo questa storia? -

- Credits immagine banner: HommeMaker -

5 commenti:

  1. Wow! Voglio sapere come va a finire!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. :D tesoraaaa! Seguici ogni venerdí, allora :D Io mi sto divertendo tantissimo, la famiglia di Roberto è troppo forte xD

      Elimina
    2. Questo entusiasmo ci piace! *___*

      Elimina
  2. Ce l'ho fatta! Tra poco uscirà il quarto capitolo, ma dettagli! 😂 D'altronde Pasqua mi ha tenuta impegnata tra parenti e mascelle ruminanti, quindi non ho avuto tempo fino ad ora per venire a leggere anche questo terzo, divertentissimo capitolo!
    Sono davvero curiosa di sapere cosa succederà nel prossimo capitolo! Con questi due prevedo un sacco di situazioni esilaranti! 😂

    RispondiElimina

I vostri commenti aiutano il blog a crescere e io adoro leggere i vostri pensieri!